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.: DA VEDERE A TERNI
Cascata delle Marmore
  La Cascata delle Marmore è una cascata artificiale tra le più alte d'Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti (il primo, più alto, di 83 m). Essa si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, in Umbria, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera. La cascata è formata dal fiume Velino che, in prossimità della frazione di Marmore (376 m s.l.m., 802 abitanti secondo i dati Istat del 2001), defluisce dal lago di Piediluco e si tuffa con fragore nella sottostante gola del Nera. Normalmente solo una parte dell'acqua del fiume Velino (portata media 50 mc/s) viene deviata verso la Cascata (circa il 30%, equivalenti a circa 15 mc/s). Il fiume Velino percorre gran parte dell'altopiano che circonda Rieti, e a valle si trova naturalmente intralciato dalla presenza di massicci calcarei e dall'assenza di un adeguato letto ove scorrere. Questa particolare configurazione geologica ha portato, nel corso delle ere, alla formazione di una palude stagnante, nociva per la salubrità dei luoghi. Nel 271 a.C., il console romano Manlio Curio Dentato ordina la costruzione di un canale (il Cavo Curiano) per far defluire le acque stagnanti in direzione del salto naturale di Marmore: da lì, l'acqua precipitava direttamente nel fiume Nera, affluente del Tevere. Tuttavia, la soluzione di questo problema ne creava un altro: in concomitanza delle piene del Velino, l'enorme quantità d'acqua trasportata dal Nera minacciava direttamente il centro abitato di Terni. Questo fu motivo di contenzioso tra le due città, tanto che nel 54 a.C. si giunse a porre la questione direttamente al Senato Romano: Terni era rappresentata da Cicerone, Rieti da Aulo Pompeo. La causa si risolse con un nulla di fatto, e le cose rimasero così per i secoli successivi.
  La mancata manutenzione del canale portò però ad una diminuzione del deflusso delle acque e ad un principio di impaludamento della piana reatina. Dopo varie peripezie, nel 1422, un nuovo canale venne costruito per ripristinare l'originaria portata del fiume (Cavo Reatino o Cavo Gregoriano, per via dell'intervento di Gregorio XII). Papa Paolo III, nel 1545, diede mandato ad Antonio da Sangallo il Giovane di aprire un altro canale, la Cava Paolina, che però riuscì ad assolvere il proprio compito solo per 50 anni. Si pensò allora di ampliare la Cava Curiana e di costruire un ponte regolatore, una sorta di valvola che avrebbe permesso di regolare il deflusso delle acque. Quest'opera fu inaugurata nel 1598 da Papa Clemente VIII, che aveva affidato l'incarico progettuale a Giovanni Fontana, fratello di Domenico; ovviamente, il canale prese il nome di Cava Clementina. Nei due secoli seguenti, l'opera creò non pochi problemi alla piana sottostante, ostacolando il corretto deflusso del Nera e provocando l'allagamento delle campagne circostanti. Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, il ternano Andrea Vici operò direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale e risolvendo finalmente la maggior parte dei problemi. Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono ad essere utilizzate per la loro forza motrice: nel 1896, le neonate Acciaierie di Terni alimentavano i loro meccanismi sfruttando 2 mc d'acqua del Cavo Curiano. Negli anni successivi, la cascata comincia ad essere sfruttata intensamente per la produzione di energia idroelettrica.
Il lago di Piediluco
  A pochissimi chilometri da Terni e dalla Cascata delle Marmore, in direzione di Rieti, collegato facilmente con le grandi vie di comunicazione che attraversano il territorio ternano, il lago di Piediluco appare come un gioiello incastonato nel verde. Un lago di modeste dimensioni, ma affascinante per la sua collocazione che a molti visitatori ricorda gli specchi d'acqua delle Alpi. D'altronde in inverno sulla sua superficie si specchiano le nevi del vicino monte Terminillo, mentre in estate i boschi che giungono fino alle sue rive offrono ristoro e frescura ai visitatori. Il borgo di Piediluco è dominato da una rocca medievale e, in giugno, ospita la tradizionale Festa delle Acque che culmina in una sfilata di barche allegoriche. Piediluco è oggi un centro remiero tra i più attrezzati d'Europa: vi si svolgono gare internazionali di canottaggio e le sue strutture sportive, oltre a quelle ricettive, sono utilizzate da atleti di tutto il mondo come sede ideale per ritiri e stage. A pochi chilometri Villalago, una dimora storica ottocentesca e il suo parco, offrono una straordinaria vista dall'alto sul lago. In estate vi si svolgono concerti e spettacoli all'aperto.
Aree archeologiche
  Restare ammirati davanti a mura ciclopiche costruite 2400 anni fa. Sospesi tra cielo e terra tra i resti di templi costruiti prima di Roma sulla cima delle montagne. Vagare tra gli ingressi delle tombe scavate nel tufo delle necropoli etrusche. Passeggiare sulle pietre delle antiche vie consolari tra rovine che ancora danno l'idea della monumentalità delle città romane, tra archi trionfali, teatri e anfiteatri. Tutto questo e molto altro ancora offre il territorio della Provincia di Terni a chi voglia percorrerne gli itinerari archeologici. Un viaggio all'indietro nel tempo che condurrà tra gli antichissimi popoli italici degli Etruschi (nell'orvietano la famosa necropoli del Tufo) e degli Umbri (i templi di Torre Maggiore e di Sant'Erasmo di Terni e il ricco museo archeologico del capoluogo e quello di Amelia dove è anche conservata la celebre statua bronzea di Germanico). E infine nei luoghi che - anche qui - videro la gloria di Roma, nell'attrezzata area archeologica di Carsulae (dotata di un centro visita e di un antiquarium) tra Terni e Todi e in quella di Otricoli, a Sud di Narni. Le rocche e i castelli sulla sommità dei colli, al di sopra dei borghi, contribuiscono a creare un'atmosfera fuori dal tempo.
  Sia quelle più imponenti e cariche di storia, come le rocche albornoziane di Narni e di Orvieto, le rocche di Piediluco, di Polino e di Ferentillo, il castello di Alviano, il palazzo ducale di Giove. Ma anche quelle più appartate come Montalbano e Casigliano presso Acquasparta, Sismano e Dunarobba presso Avigliano, Forte Cesare presso Montecastrilli. Un lungo, lunghissimo itinerario di castello in castello, con le rocche che si guardano e che si lanciano segnali da un colle ad un altro, testimoni di un mondo ormai scomparso, ma che qui rivive come per magia. Un altro modo di visitare il territorio della Provincia di Terni, seguendo una "segnaletica", davvero originale, come in una grande scacchiera dove i pezzi più importanti sono sempre... le torri.
Palazzo Manassei con il museo archeologico
-I resti dell'anfiteatro Fausto del 32 a.C.
-Le chiese di chiesa di San Francesco (XIII sec.), chiesa di San Salvatore ((XI sec.), di Sant'Alò (XI sec.) e di San Pietro.
-Palazzo Spada (sede del municipio) del XVI secolo (fu terminato nel 1576).
-La basilica di San Valentino